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Maltempo nel Vicentino: Interrogativi sull’Utilizzo dei Bacini

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Introduzione

Il maltempo ha colpito duramente il Vicentino nelle ultime ore, sollevando numerosi interrogativi sull’efficacia dei bacini di laminazione utilizzati per contenere le acque del fiume Bacchiglione. Senza l’impiego di questi bacini, il rischio di alluvione sarebbe stato molto più elevato. Tuttavia, la gestione di queste infrastrutture ha mostrato alcune criticità che meritano di essere approfondite. In questo articolo, analizziamo i punti chiave della gestione dei bacini durante l’evento meteorologico e cerchiamo di capire cosa non ha funzionato come previsto.

La Funzione dei Bacini di Laminazione

I bacini di laminazione sono strutture progettate per contenere grandi quantità di acqua in caso di piogge intense, rallentando così il flusso verso valle e prevenendo inondazioni. Sono fondamentali per proteggere le città e le infrastrutture da eventi meteorologici estremi. Nel caso del Bacchiglione, i bacini di Caldogno e di viale Diaz sono stati cruciali per evitare danni maggiori.

Senza questi bacini, l’acqua avrebbe potuto tracimare dagli argini, allagando case, cortili e strade. Gli argini del Bacchiglione, infatti, hanno dovuto contenere una massa imponente di acqua marrone e impetuosa che avrebbe potuto causare un disastro nella città del Palladio.

L’Utilizzo Notturno dei Bacini: Cosa Non Ha Funzionato?

Durante la notte tra mercoledì e giovedì, si sono verificati alcuni problemi nell’utilizzo dei bacini di laminazione. Il bacino di Caldogno è stato aperto alle 23.30, ma l’effetto sull’abbassamento del livello del fiume è stato limitato. Inizialmente, il livello del Bacchiglione è sceso, ma dopo circa un’ora, ha ricominciato a salire rapidamente, arrivando a superare i 3 metri a ponte Marchese.

Secondo le rilevazioni di Arpav, il fiume è cresciuto di 40 centimetri in un’ora, un aumento preoccupante che ha destato molte domande. Una delle spiegazioni ufficiali è stata la presenza di un nuovo temporale improvviso, ma i dati indicano che il bacino di Caldogno era riempito solo per il 20% della sua capacità totale di 3,8 milioni di metri cubi. Questo fatto ha portato a due ipotesi: o i bacini non sono sufficienti a proteggere il capoluogo, oppure qualcosa non ha funzionato correttamente nella gestione dell’apertura delle paratoie.

Il “Mistero” del Bacino di Viale Diaz

Anche il bacino di viale Diaz ha sollevato dubbi. Il Bacchiglione ha continuato a salire fino a sfiorare i 6 metri, avvicinandosi pericolosamente ai livelli del drammatico primo novembre 2010. In questa situazione critica, il Genio civile ha deciso di “azionare” il bacino di viale Diaz, un termine insolito visto che l’opera dovrebbe funzionare in maniera naturale.

Normalmente, quando il fiume raggiunge un determinato livello di allerta, l’acqua dovrebbe “scolmarsi” automaticamente nel bacino. Tuttavia, nella notte tra mercoledì e giovedì, è stato necessario aprire manualmente le paratoie destinate allo svuotamento, non al riempimento del bacino. Questa operazione “forzata” ha sollevato ulteriori interrogativi: perché è stata necessaria un’azione manuale quando il meccanismo automatico avrebbe dovuto entrare in funzione?

Considerazioni Finali

Gli eventi di maltempo nel Vicentino hanno evidenziato la necessità di un’analisi approfondita sull’efficacia e sulla gestione dei bacini di laminazione. È fondamentale capire se le infrastrutture attuali siano sufficienti a proteggere la città o se siano necessari interventi migliorativi. Inoltre, è cruciale assicurarsi che i protocolli di gestione siano chiari e che il personale sia adeguatamente formato per rispondere tempestivamente alle emergenze.

In conclusione, mentre i bacini di laminazione hanno dimostrato di essere strumenti indispensabili per la prevenzione delle alluvioni, le anomalie riscontrate nella loro gestione sollevano domande che richiedono risposte precise e tempestive. Solo attraverso un’analisi accurata e una pianificazione adeguata si potrà garantire una protezione efficace per il futuro.

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